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Проблема нормирования и стандартизации языка в итальянской лингвистике

  • Автор:

    Буэно, Томмазо

  • Шифр специальности:

    10.02.05

  • Научная степень:

    Кандидатская

  • Год защиты:

    2003

  • Место защиты:

    Москва

  • Количество страниц:

    262 с.

  • Стоимость:

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Indice
Introduzione.

Capitolo 1. La norma linguistica.

1.1. II concetto di norma in linguistica. 1.2. L'attitudine prescrittiva. 1.3. II normativismo nella linguistica antica e medievale. 1.4. La normazione delle lingue volgari. 1.5. II normativismo cinquecentesco. 1.6. Sviluppi metodologici del normativismo. 1.7. La critica del normativismo tradizionale. DaH'attitudme prescrittiva all'attitudine descrittiva. 1.8. La "riscoperta" della norma. 1.9. Giudizi attuali e prospettive. 1.10. Norma e cambiamento linguistico.
Capitolo 2. La standardizzazione linguistica. Pag
2.1. Norma e standard. 2.2. La standardizzazione. 2.3. II tipo standard. 2.4. L’italiano standard.
Capitolo 3. Vicende della normazione linguistica dell'italiano. Pag
3.1. Generalia. Uno sguardo d'insieme alia storia linguistica italiana. 3.2. Fattori geografici. 3.3. Fattori etnici. La latinizzazione della penisola. 3
frammentazione medievale. 3.5. Una unificazione anomala. 3.6. Cause del
primato fiorentino. 3.7. Lingua dell'uso e lingua letterario. 3.8. La prima
diffusione del fiorentino. 3.9. II fiorentino argenteo. 3.10. La breve egemonia
fiorentina. 3.11. La prima normazione dell'italiano. 3.12. L'italiano nel periodo preunitario. 3.13. La seconda normazione dell'italiano. 3.14. II Novecento: verso l'unita linguistica. 3.15. L'italiano contemporaneo.
Conclusioni. Pag
Bibliografia.

Introduzione.
Lo scopo principale della presente ricerca è di chiarire il significato dei termini norma linguistica e lingua standard. Anche se l'orientamento teorico e terminologico sarà prevalente, non si tratta tuttavia di una ricerca di pura teoria linguistica, perché per l'esplicazione dei concetti sarà sempre tenuta presente una situazione linguistica ben concreta: quella italiana. I termini sopra citati sono termini ehe si riferiscono non solo a concetti determinati, ma a dei processi, propri della dinamica di moite lingue: il processo di normazione linguistica, il processo di standardizzazione linguistica. Come cerchero di dimostrare, sia i due termini (norma e standard) sia i due processi sono intimamente correlati.
II processo di standardizzazione potrebbe anche essere defmito il processo dello stabilimento della norma1. La standardizzazione linguistica si realizza comunemente in due tempi distinti (o fasi): in primo luogo nella codificazione o normazione, ehe è "un atto costitutivo delle lingue delle civiltà complesse, col quale si tende a dare maggiore uniformità al sistema della lingua già divenuta egemone di fatto"2, e in secondo luogo nella estensione di tale lingua codificata a tutti (o quasi tutti) gli impieghi connessi con la vita
1 Standardizzazione è deverbale da standardizzare, in genere accolto nei vocabolari di lingua nell'unica accezione (transitiva) di "unifonnare", "ricondurre a un modello indifferenziato" e simili; in tal caso standardizzazione vale dunque "uniformazione", "adeguamento a un modello". Nella terminologia linguistica, tuttavia, si incontra anche un'altra accezione di standardizzazione, da ricondursi a uno standardizzare intransitivo o piuttosto a standardizzarsi (= "diventare standard"), ed è appunto in tale accezione ehe il termine verrà impiegato nelle pagine di questo lavoro.
2 F. Sabatini, L'italiano: dalla letteratura alla nazione. Linee di storia linguistica d'Italia, "La Crusca per voi", 15-16, 1997-1998, pag. 13.

pubblica. In breve, attraverso il processo di standardizzazione un idioma proprio in origine soltanto di una determinata area (e, all'intemo di tale area, soltanto di un determinato gruppo sociale e di una determinata modalité comunicativa) raggiunge lo status di lingua nazionale3.
Si tratta di un processo ehe, come indica già la citazione riportata sopra, non si esaurisce nella semplice espansione geografica del tipo di lingua prescelto (o impostosi) come lingua-base di esso, e quindi nell’annessione di nuove aree e nell'acquisto di nuovi parlanti, ma ne détermina anche delle notevoli trasformazioni tipologiche e strutturali4. Proprio per questo, un'indagine ehe mirasse a ricostruire soltanto la "storia estema" délia standardizzazione, trascurando le vicende d'ordine propriamente linguistico ehe essa implica, apparirebbe mutila5.
3 E' chiaro ehe l'area d'origine della lingua standard sarà tanto più linguisticamente omogenea quanto più sarà circoscritta; viceversa l’area di diffusione di una lingua standard corrisponde, grosso modo, a quella compresa entro i confmi nazionali, e normalmente include aree linguisticamente non omogenee fra loro. Per dei motivi di praticità, nel corso del presente lavoro l'esemplificazione a fini comparativi verrà limitata agli Stati europei modemi.
4 In altri termini, sia durante la normazione ehe nella successiva estensione di una lingua, le strutture di questa vanno incontro a fenomeni di più o meno accentuata elaborazione: per questa terminologia, e per una dettagliata analisi del processo di standardizzazione nel suo insieme, cfr. § 2.11.
5 In linguistica il termine standardizzazione ricorre a volte anche per indicare fenomeni di interazione linguistica (l'awicinamento o adeguamento di un dialetto o di una parlata regionale alla lingua riconosciuta come standard, e simili). Noi troviamo più pertinente limitare le accezioni del termine a quella, qui esposta, di processo trasformativo tipologico e strutturale concernente soltanto una determinata lingua-base (cfr. anche la nota 1); l'interazione del tipo standard con altre varietà locali potrebbe semmai essere considerato un “effetto collatérale” délia standardizzazione.

I primi studiosi che affrontarono il problema di dare leggi e ordinamenti al volgare, dovettero inevitabilmente subire l'influsso della consolidata tradizione normativa latina; e infatti le grammatiche volgari ereditarono la stessa rigida impostazione di tale tradizione, e la stessa composita nozione di "norma" di cui essa si era sempre avvalsa: norma oscillante fra "uso corretto" ricavabile dall'esempio dei "buoni scrittori" da un lato, e apparato teorico dall'altro. Anche la lessicografia41, salvo occasionali istanze di praticità (come nel caso dei repertori bilingui o bidialettali), segui fin dall'inizio un indirizzo didattico e prescrittivo, mirando più a farsi guida per il corretto uso linguistico che non documentazione della lingua parlata, e attingendo dunque esclusivamente a fonti letterarie.
I linguisti e grammatici rinascimentali, dunque, all'atto fatidico della promozione degli idiomi volgari (o meglio, di alcuni fra essi) a moderne lingue nazionali, concentrarono tutte le loro risorse sulla codificazione prescrittiva (precludendosi cosi la possibilità di fondare una "scienza del linguaggio" modemamente intesa). Una scelta del genere, come già si spiegava in precedenza, è determinata anzitutto dalla preoccupazione di sottrarre la lingua all'arbitrio delle masse, alle deformazioni plebee; ma in cio i linguisti del Rinascimento erano guidati anche - o soprattutto - dall'esempio del latino, lingua codificata e universale. L'obiettivo esplicito o implicito dei legislatori del volgare era quello di equipararlo al latino, e il latino si distingueva
41 Caratteristica del periodo è la mancanza di un netto discrimine fra ricerca grammaticale e lessicografica: moite importanti opere linguistiche hanno un carattere composito (come ad es. le citate Elegantiae del Valla, le Prose della volgar lingua del Bembo, gli Awertimenti della lingua sopra il Decamerone del Salviati) e includono anche vasti repertori di parole, per quanto non sistematici né

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